LUPIS MACEDONIO PALERMO
DI SANTA MARGHERITA

  • Duchi di San Donato e Policastrello (mpr.); Marchesi (m.); Baroni di Càlvera (mpr.); Baroni di Castania e Cuzzoghieri (mpr.); Baroni (m.); Patrizi di Giovinazzo (m.); Don e Donna.
  • Arma: d’azzurro ai due lupi d’oro controrampanti, lampassati di rosso, che reggono un cuore dello stesso.

  • Arma rappresentata nel Blasonario Generale Italiano.

Alias: inquartato: nel 1° d’azzurro ai due lupi d’oro controrampanti, lampassati di rosso, che reggono un cuore dello stesso (Lupis); nel 2° partito: nel primo ripartito da un filetto d’oro: a) d’azzurro al leone d’oro sormontato da un lambello di tre pendenti di rosso, b) d’azzurro al leone d’oro sormontato da un giglio d’argento; nel secondo troncato: a) di rosso a tre bottigliette d’oro disposte una e due, b) d’oro a cinque palle di rosso disposte una, due e due (Palermo di Santa Margherita); nel 3° vaiato d’oro e d’azzurro, alla banda dello stesso caricata da un leone rosso (Macedonio); nel 4° d’argento alla fascia abbassata di rosso (Sanseverino di San Donato). Sul tutto, d’azzurro al lupo rampante d’oro, linguato di rosso, accompagnato nel canton destro del capo da una rosa dello stesso (Arma originaria); (Arma ampliata, registrata presso il Cronista Rey de Armas del «Colegio Heraldico Antoniano de Lisboa» con Decreto Capitolare n. 902, avente valore legale in Spagna e Portogallo).

Famiglia iscritta nel Registro della Nobiltà Italiana e nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.

Linea dell’antichissima Casata de’ Lupis proveniente dai Marchesi di Soragna, originaria di Giovinazzo in Terra di Bari ove fu ascritta a quel Patriziato fin dal secolo XII. Roberto o Eberto, figlio di Guido de Lupis, Marchese di Soragna nel 1198, si trasferì in Puglia per la sua nomina a Giudice Imperiale, così come il figlio Simeone (n. 1170) ed il figlio di questi Lupone (1210-1271), anch’essi Giudici Imperiali. Antonello di Pietro de Lupis, nel 1390 ebbe la regia familiarità del Re Ladislao e la famiglia venne iscritta tra le famiglie nobili di Molfetta sul Registro di Re Carlo I, qualificati già a quel tempo come “antichissimi” e “de genere mílitum, nobili antiquissimi, dei Nobili dell’antique famiglie nobili de Giovenazzo”. Lo storico F. Carabellese nella sua opera «La Puglia nel secolo XV, parte II» definisce i Lupis di Giovinazzo, accanto agli Spinelli, i Perrese, i Framarino e i Sasso, “tra le famiglie più doviziose e illustri non solo di Terra di Bari, ma di tutta la Puglia, che gareggiavano (…) nell’arringo civile ed economico del Rinascimento”. Del titolo di Marchese, dato sotto forma di investitura feudale di origine imperiale, sono stati investiti tutti i rappresentanti maschi della famiglia fino al 13 giu. 1495, quando Bonifacio de’ Lupis († 1497), Marchese di Soragna, istituì la primogenitura a favore del figlio Diofebo. Per tale motivo, i discendenti maschi del sopracitato Roberto (o Eberto) Lupis, trasferitosi in Puglia dopo la nomina a Giudice Imperiale e divenuto capostipite della linea qui descritta, hanno diritto al titolo di Marchese. Con Privilegio Imperiale dato a Vienna il 19 gennaio 1683, oggi conservato all’Archivio di Stato di Innsbruck, Leopoldo II d’Austria, Imperatore del Sacro Romano Impero, concesse ai Lupis e a tutti i discendenti e collaterali, il titolo di Conti Palatini dell’Ordine Superiore e Conti del Sacro Romano Impero (S.R.I), la “Nobiltà del seguito imperiale” e il Cavalierato sempre del Sacro Romano Impero, sancendo anche in modo formale e definitivo (trattandosi di un atto pubblico ufficiale e non privato) la comune origine dei diversi rami della casata, ovvero di quello di Parma (Soragna), di Bergamo, di Padova (da cui venne la famiglia Lupis o Lupati), di Puglia (il ramo di Giovinazzo) e di Calabria (il ramo di Grotteria), con queste parole: “Nunc igitur considerantes pervetustam tuam Horati de Lupis familiam ex Nobili Germanorum sanguine natam et ab immemorabili tempore viros toga, sagis, et sacerdotiorum infulis conspicuos in diversis Italia locis, Parma, Roma, Apuliumq(ue) Calabria, videlicet Patavij et precipui Bergomi progenuit (…)”. Nel secolo XVI, da Giovinazzo un ramo si stabilì in Calabria a Grotteria (Reggio Calabria) ed un altro in Sicilia a Ragusa dove Paolo ebbe il feudo di Carrozziero presso Lentini. Il 23 ago. 1721 ebbero riconfermata la Nobiltà del Sacro Romano Impero. Dal fratello di questi, Vittorio, che fu il primo Barone di Castania e Cuzzoghieri in territorio di Grotteria, discendente dal Giudice Simeone attraverso Lupone, Goffredo, Nicola, Lorenzo, Goffredo II, Domenico, Blasio, Giovanni Antonio e Giovanni Domenico, attraverso Paolino (n. 1600), Domenico III († 1685), Antonio II († 1708), Don Fortunato (1705-1773), Don Orazio II (1752-1799), Don Isidoro II (1781-1853), Don Orazio III (n. 1830), Don Giovanni III (1865-1936), Don Orazio Nicodemo Nicola (n. a Grotteria nel 1892 † a Roma nel 1962), Generale di Brigata, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Croce al Merito di Guerra, Croce al Merito di Lungo Comando, Croce d’Oro per 40 anni di anzianità di servizio, Legion of Merit U.S.A., Comandante della Scuola Militare di Roma dal 1940 al 1942, Comandante 113° Reggimento di Fanteria «Mantova» dal 1942 al 1945, Capo Divisione al Ministero della Guerra dal 1940 al 1946, Comandante di Reggimento nella zona di Pontecagnano (Salerno) dal 1943 al 1945 (dove agì da responsabile per l’Esercito Italiano dell’“Operazione Avalanche” che portò allo sbarco degli Alleati e per ciò ricordato nelle Memorie del Generale americano Mark Wayne Clark), si giunge agli attuali rappresentanti:

Marchese Don Marco Luca Lorenzo Rosario, 13° Duca di San Donato e Policastrello e 18° Barone di Càlvera (per succ. materna Sanseverino), 12° Barone di Castania e Cuzzoghieri e Patrizio di Giovinazzo (per succ. Lupis), porta anche i titoli di 12˚ Duca di Grottolelle, 11˚ Marchese di Ruggiano, 10˚ Marchese di Oliveto, 14˚ Marchese di Tortora, 8˚ Marchese di Capriglia, 13˚ Barone di Poligori e 11˚ Signore dell’isola di Nisida (per succ. Macedonio), Conte Palatino, Conte e Cavaliere del Sacro Romano Impero, Nobile dei Principi di Santa Margherita, dei Marchesi di Calorendi e dei Baroni di Martini (per succ. Palermo) (titoli riconosciuti dal Cronista Rey de Armas del «Colegio Heraldico Antoniano de Lisboa» con Decreto Capitolare n. 901 del 22 feb. 2009, avente valore legale in Spagna e Portogallo), n. a Roma il 10 ago. 1960, f. del Marchese Ingegnere Don Giovanni Giuseppe Maria, Cavaliere dell’Ordine Militare del SS. Salvatore di S. Brigida di Svezia (n. a Roma il 19 mar. 1928 † a Scilla il 25 dic. 2010), e della Nob. Donna Marina Lébano Carucci Pacelli di Leo Sanseverino († a Pescara il 25 giu. 2003), 12° Duchessa di San Donato per successione da Mario Sanseverino di Càlvera, 4° Duca, il quale, con atto pubblico del 17 gennaio 1759, cedette il diritto di trasmissione del cognome e dei titoli ai discendenti dell’unica figlia femmina Vittoria, diritto riconosciuto ai suoi discendenti con Regio Decreto del 5 ottobre 1888, Dottore in Lettere Moderne, Membro del Collegio Araldico, Socio Senatore dell’Istituto del Sacro Romano Impero, Membro dell’Accademia Araldica Nobiliare Italiana, Membro d’Onore del Colegio Heráldico Antoniano de Lisboa, dell’Instituto Heraldico de Buenos Aires e dell’Academia Nacional de Heráldica de Colombia, Membro dell’Accademia Archeologica Italiana, Giornalista, corrispondente, inviato speciale dall’Estremo Oriente per i maggiori giornali italiani e per la R.A.I. Radiotelevisione Italiana, dal 2005 Presidente dell’Istituto Internazionale per lo Studio dei Ceti Dirigenti del Mediterraneo che ha sede nell’antico Palazzo che tuttora appartiene alla sua famiglia, Presidente della Società Genealogica Italiana (S.G.I.), Segretario Generale dell’Associazione Storica della Nobiltà Italiana (A.S.N.I.). Con sentenza del Consiglio di Stato n. 515 del 3 giu. 1997 e successivo decreto del Ministro di Grazia e Giustizia dell’11 feb. 1998 è stato autorizzato ad aggiungere il cognome della famiglia Macedonio (per il matrimonio celebrato a Grotteria il 22 feb. 1816 tra Don Isidoro II, 1781-1853, e la Nob. Donna Lauretana Macedonio, 1800-1874, del ramo di Grotteria dei Duchi di Grottolelle, Marchesi di Ruggiano, Oliveto, Capriglia e Tortora, Baroni di Poligori, Signori dell’Isola di Nisida) e della famiglia Palermo, cognomizzando il predicato dei Principi di Santa Margherita (per il matrimonio celebrato a Grotteria il 10 giu. 1891 tra Giovanni III, 1865-1936, e la Nob. Donna Dorotea Palermo, n. nel 1863, ultima del ramo di Grotteria dei Principi di Santa Margherita e Santo Stefano, Marchesi di Calorendi, Pari del Regno di Sicilia come Baroni di Martini, etc.) “succedendo”, recita la sentenza, “nel rilevante patrimonio storico e araldico di queste famiglie”, sp. in prime nozze a Campione d’Italia il 27 set. 1987, la Dott.ssa Silvia Elena Faletra, ed in seconde nozze a Mahé-Victoria (Republic of Seychelles) il 27 ott. 1999, la Nob. Silvia Ruspini, Patr. di Croglio (Canton Ticino), da cui: 1) (dal primo matrimonio, in corso di annullamento) Don Francesco Maria Nicodemo, n. a Milano il 25 mar. 1990, Dottore in Economia, Università S.O.A.S. (Londra), Dottore in Finanza, Università E.D.H.E.C. (Nizza); 2) (dal secondo matrimonio) Donna Caterina Giulia Marina, n. ad Hong Kong il 25 apr. 2001; 3) (dal secondo matrimonio) Don Alessandro Maria Nicodemo, n. a Catanzaro il 21 ago. 2004, tenuto al Sacro Fonte da S.A.R. Lady Paola Windsor dei Duchi di Kent, nata Contessa Doimi de Lupis.
Fratello: Barone Don Orazio Raffaele Raimondo Rosario, Patrizio di Giovinazzo, n. a Roma il 28 lug. 1954, Dottore in Scienze Geologiche, nel 1999 con atto pubblico rinuncia in favore del fratello alla successione Sanseverino, Macedonio e Palermo ed alla relativa cognomizzazione, sp. a Milano la Dottoressa Daria Giudici, da cui: Don Filippo, n. a Milano l’11 mar. 1992.

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